sabato 20 febbraio 2010

in difesa degli addii

Quando salutiamo qualcuno, con un bacio, un abbraccio o un semplice ciao tirato di fretta dalla porta, non crediamo mai che possa essere l'ultima volta che lo vediamo. Così ce ne andiamo veloci, lasciando sguardi sfuggenti e saluti sospesi, senza pensare che ogni volta che chiudiamo la porta, potrebbe essere l'ultima volta che vediamo qualcuno che amiamo. Che qualche ora potrebbe non esserci più. Così ci ha lasciato Cleo, troppo presto, troppo stupidamente, per colpa della stupidità umana. Così ci ha lasciato con il senso di colpa che deriva dall'incoscienza, la stessa che ti porta tutti i giorni a salutare di fretta, mentre già esci per la porta di casa. E mentre ti chiedi quanto un gatto possa risentirsi per un saluto affrettato, ripensi a tutte le volte che hai salutato qualcuno senza sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avresti visto. Spesso mi sento dire "non mi piacciono gli addii". A me piacciono invece. Vorrei saperlo prima se chi sto salutando non lo rivedrò più, per poterlo salutare degnamente, per non avere rimpianti, per godermi di ogni singolo secondo che mi è concesso. Gli addii sono tristi, ma ancora più triste è il rimpianto di non aver salutato qualcuno che non c'è più, o che non puoi rivedere più.

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