martedì 14 luglio 2009

piccolo dizionario di amahrico

Per cavartela alla grande in Etiopia, dopo oltre due mesi, posso dire che in teoria dovresti conoscere la lingua locale. L'inglese, che in un primo momento mi sembra molto diffuso dopo il contatto con due studenti locali, si e' rivelato poco utile, soprattutto per la vita ed i problemi di tutti i giorni. Senza offesa alcuna, ma la verita' e' che, a parte gli studenti o chi lavora a contatto con stranieri e gli impiegati nel turismo, se ti rivolgi in inglese molto probabilmente non capiranno nulla. E per non offenderti accenneranno un "Ok" accompagnato da un movimento della testa. La cosa si rivela problematica (per quanto spesso divertente) negli spostamenti, se devi chiedere ad un tassista di portarti su un posto o delle semplici indicazioni ad un passante. Ma su questo ritornero' poi. Ora voglio fornire qui una breve guida per faranji all'amahrico, il minimo indipensabile da sapere per muoversi in Etiopia, oltre ad un uso sconsiderato della mimica. Ovviamente le scrivo come si pronunciano, o meglio come nella maggior parte dei casi le ho sentite pronunciare, visto che spesso la dizione cambia da persona a persona. Le parole chiave sono:

- amasseghenello : grazie. Semplice e cortese. Per un primo approccio ad un popolo meglio usare la gentilezza. Non e' utilissimo a fini pratici, visto che fino a "thank you" ci arrivano tutti, pero' gi' il fatto che tenti di biascicare qualcosa nella loro lingua li bendispone. Non costa niente, si impara subito e quantomeno ricevi in cambio un sorriso. Grado di utilita': 2.
- uorajalle: uscita, fermata, discesa. Serve per scendere dai taxi collettivi, i pullmini bianchi e blu eletti a mezzi di spostamento prediletti dai locali e dai faranji squattrinati che non possono permettersi sempre il taxi 'a chiamata'. e' la parola magica. Prova a dire" Sorry, I want to get out" o "Please stop here" e vedrai la faccia del 'bigliettaio' virare dal perplesso al ghigno malefico, ma di' anche solo timidamente "uorajalle" e subito, perspicace tri spalanchera' la porta del bus. L'unico rischio a quel punto e' di essere respinto dentro dall'orda che lo prende di assalto per salire, ma questa e' un'altra storia. Grado di utilita': 9. O se hai i soldi e prendi i taxi normali.
- dengheras: letteralmente " testa di mattonella". Polisenso, la resa in italiano, variabile da 'stronzo' a 'testa di cazzo' passando per tutti gli epiteti ingiuriosi che vi vengono in testa. Va bene un po' per tutto, dall'autista di bus che ti investe nonostante tu stia camminando sul marciapiede, al portatore di materassi (si c'e' anche quello che porta 4 materassi sulla testa) che te li rovescia addosso, dal vecchio che ti sputa sui piedi, al pedone che attraversa senza guardare. Specialmente usato dagli automobilisti, per apostrofare pedoni distratti, faranji e non, e altri automobilisti col pallino dell'autoscontro. Impara ad usare "dengheras" all'occorrenza e ti senti proprio uno di loro. Unico inconveniente: magari ti menano. Grado di utilita': 10.

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